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Casinò verso il futuro, sfide e rischi in arrivo

25 giugno 2025 - 10:41

L'analista di gaming Mauro Natta evidenzia le sfide e i rischi che i casinò devo affrontare nell'affacciarsi sugli scenari futuri.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Frank Tunder su Unsplash

Foto di Frank Tunder su Unsplash

Quasi sicuramente, almeno a mia impressione, l’argomento principe del possibile futuro dei casinò nazionali, relativamente alla tipologia gestionale, potrebbe convergere su un tema che i progetti e i disegni di legge in materia di case da gioco  avevano introdotto nel 1992.

Certamente mi prenderò del noioso ma non mi può sfuggire l’occasione di rammentare la mancanza di una legislazione organica in tema di case da gioco che la Corte costituzionale aveva consigliato, nel lontano 1985 nella sentenza n. 152, al Parlamento.

Nella gestione di una casa da gioco non ci si può nascondere che oggi, come da un pezzo non succedeva, esistono gli stessi rischi che in precedenza avevano un peso inferiore e costituivano un motivo più attenuato in tema di ritorno degli investimenti. 

La situazione economica e quel senso di incertezza derivante dagli ultimi accadimenti internazionali, che non possiamo certamente ignorare, ci portano irrimediabilmente a pensare, forse, a troppe cose che ci riguardano anche se non troppo vicine ma da non omettere nel ragionamento del singolo specifico argomento.

Il rischio derivante dal trend del mercato è rimarchevole anche se, in passato, l’operatività complessiva del settore, non ha registrato grossi inconvenienti a causa della concorrenza interna ed estera. Probabilmente un iniziale rivolgersi alla diversificazione non del gioco ma degli eventi ha contribuito, salvo un'auspicabilmente temporanea eccezione, a una variazione complessiva in positivo.

Ci sono, a mio avviso, due rischi che si potrebbero coniugare unitamente: uno per il quale di può trovare un accenno in quanto precede e che potrebbe vedere l’ente pubblico meno propenso a investimenti anche per dovere istituzionale, l’altro, non molto differente per quanto alle cause, da vedersi nella concessione di fidi state la situazione finanziaria in generale.

Nella  viva speranza che si possa arrivare ad una visione meno incerta dell’attuale sul prossimo futuro, ecco che i proprietari di case da gioco, nel possibile dubbio se continuare la gestione nell'attuale continuità aziendale o scegliere la soluzione della concessione a privato, si trovano a ragionare non obbligatoriamente.

Ciò è più che giusto, mi pare, nell’intento di preservare i livelli occupazionali e il beneficio derivante dal quantum che il gestore versa al concedente.
La scelta tra le due opzioni considerate non può sfuggire alla riflessione che la destinazione del risultato di bilancio diverge sulla scorta della proprietà, necessariamente  del concedente, e della gestione in concessione ad una società a capitale pubblico o privato.
Chiaramente, come mi sono  già permesso di commentarla, questa, insieme a tutte le altre condizioni economiche e non a seconda del concessionario, è una delle clausole da considerare primariamente ivi compresa la possibile revisione dopo un periodo di prova prestabilito in sede di accettazione contrattuale, credo più semplice a concretizzarsi se il concessionario è pubblico.

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