“Ferma condanna e pieno sostegno agli ex dipendenti del Casinò di Campione d'Italia, vittime di un'ingiustizia senza precedenti.” La esprime la Fiamma tricolore di Como, il cui segretario organizzativo Carlo Russo evidenzia che “i vari pareri legali ci danno ragione: la sentenza n. 32991/2022 della Corte di Cassazione, che ha annullato il fallimento del Casinò dichiarato nel 2018, ha di fatto riconosciuto l'illegittimità dei licenziamenti collettivi che hanno interessato 482 lavoratori. Tale annullamento, con effetto retroattivo ex tunc, stabilisce che il fallimento non ha mai prodotto effetti giuridici validi, rendendo nulli o inesistenti tutti gli atti su di esso fondati, inclusi i licenziamenti”.
Ma “nonostante la riapertura del Casinò nel gennaio 2022, solo 174 lavoratori sono stati riassunti, lasciando centinaia di ex dipendenti in una situazione di profonda incertezza e difficoltà economica e psicologica. Questa condotta ha generato un duplice danno: erariale per l'ente pubblico e morale, patrimoniale e psicologico per i lavoratori”.
Secondo il partito comasco è “inaccettabile che il Comune di Campione d'Italia (socio pubblico), il consiglio di amministrazione della Casinò Spa e le organizzazioni sindacali locali abbiano omesso di intraprendere azioni correttive immediate dopo l'annullamento della procedura fallimentare. Tale negligenza ha causato un aggravamento della spesa pubblica, per via di indennità, cause legali e mancati versamenti contributivi, contravvenendo al dovere di garantire la piena continuità occupazionale e la tutela dei diritti dei lavoratori”.
Russo sottolinea poi che “i lavoratori licenziati hanno subito un ingente danno patrimoniale – mancato stipendio, Tfr, contributi e progressione di carriera dal 2018 – e un devastante danno morale, manifestatosi in stress psico-sociale, danno reputazionale e difficoltà economiche. La dignità personale di centinaia di famiglie è stata calpestata da omissioni sistemiche nella difesa dei loro diritti.
Particolarmente grave appare la condotta delle sigle sindacali locali (Cgil, Uil, Snalc): aver sottoscritto accordi restrittivi che hanno favorito la riassunzione di un numero esiguo di lavoratori (concordato), 174 su 482, agendo di fatto in conflitto di interesse, rappresenta una gravissima mancanza di tutela verso la totalità degli iscritti. Le organizzazioni sindacali avevano il dovere di promuovere il reintegro collettivo dopo l'annullamento del fallimento, un dovere che evidentemente hanno disatteso”.
La Fiamma tricolore sostiene dunque, e “con forza, l'azione collettiva ibrida che prevede un'istanza alla Corte dei Conti per l'accertamento di danno erariale e colpa grave degli amministratori pubblici e dei sindacati; una contestuale richiesta di risarcimento danni civili e morali (patrimoniali e psicologici) da parte dei firmatari; la riserva di un'eventuale azione giudiziale individuale per coloro che mantengono i requisiti per il reintegro (ad esempio, per licenziamento nullo, invalidità riconosciuta, tutela speciale)”.
Ma è “fondamentale agire prontamente, considerando che il tempo per l'archiviazione di tali procedimenti è stabilito per legge in cinque anni. Gli ex-dipendenti e collaboratori, così come le ditte esterne coinvolte, hanno il diritto di vedere riconosciute le loro ragioni e risarciti i danni subiti”.
Russo invita inoltre i cittadini e le forze politiche a “sostenere questa battaglia di giustizia e dignità. È tempo di ristabilire la legalità e assicurare che chi ha subito un danno così grave venga pienamente risarcito e tutelato”.