Satalia (Nuovo galoppo Italia): 'Ippica al collasso'
Giuseppe Satalia, consigliere di amministrazione di Nuovo galoppo Italia, offre una sintesi critica della crisi che affligge l'ippica.
Scritto da redazione
“L’ippica italiana è oggi priva di un modello economico sostenibile. La progressiva distruzione della rete di scuderie medie, la riduzione delle corse, la perdita di partecipazione e il consolidamento di un monopolio sportivo ed economico rappresentano i sintomi terminali di un sistema ignorato e abbandonato dalle istituzioni.”
Non usa mezzi termini Giuseppe Satalia, consigliere di amministrazione di Nuovo galoppo Italia, analizzando la crisi che affligge l'ippica.
“Il ministero dell'Agricoltura ha promosso aumenti di montepremi che, sebbene apprezzati in linea di principio, risultano del tutto insufficienti e mal calibrati rispetto ai tagli subiti dal calendario corse nell’ultimo decennio. Nel frattempo, i costi per trasporti, fieno, mangimi e monte sono aumentati in modo sproporzionato. In un contesto simile, nessuna impresa ippica può resistere”, evidenzia Satalia.
“Ma il vero elemento che determina la sopravvivenza economica non è solo il premio, bensì la possibilità di vendere cavalli. Oggi, il mercato di acquisto e vendita è praticamente inesistente: non c’è più richiesta, perché mancano le corse giuste nei mesi giusti. Il Masaf ha mostrato totale indifferenza verso ogni proposta di rimodulazione delle corse per cavalli di 2, 3 e 4 anni, che rappresentano da sempre l’asse portante del commercio ippico. Senza questo segmento, il sistema si spegne.
L’assenza di una seria programmazione estiva impedisce la valorizzazione dei cavalli giovani, compromette la partecipazione alle aste e genera un buco finanziario che viene aggravato dai ritardi sistemici nei pagamenti ministeriali”, puntualizza il consigliere di amministrazione di Nuovo galoppo Italia.
“L’iniziativa del Masaf di sanzionare i proprietari attraverso l’iscrizione ai 'pagamenti insoddisfatti', in un rapporto giuridicamente privatistico tra scuderie e società di corse, è un atto di dubbia legittimità, paradossalmente sostenuto da chi dovrebbe tutelare i proprietari”, conclude Satalia. “Meno corse, meno cavalli, meno fantini, meno lavoro. Più concentrazione, meno pluralismo. L’Italia ippica è ormai fuori dal circuito internazionale.
Serve un’inversione netta, o non resterà nulla da difendere.”