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Rilancio casinò, la competenza fa la differenza

27 giugno 2025 - 11:28

L'analista di gaming Mauro Natta esamina la necessità di rilancio che riguarda il Casinò Campione, sottolineando le molteplici competenze che possono determinarlo.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Cookie the Pom su Unsplash

Foto di Cookie the Pom su Unsplash

La risposta dell’amministratore unico della Casa da gioco di Saint Vincent Rodolfo Buat nella sua ultima intervista mi ha particolarmente incuriosito: “Fin dall’apertura del Casinò di Saint Vincent, la Regione Valle d’Aosta esercita attraverso una propria struttura la funzione di controllo sulla regolarità del gioco e di tutte le procedure ad esso collegate. … Il servizio di controllo regionale assolve inoltre il compito di verifica della corretta determinazione dei proventi – oggi stabiliti nella percentuale del 10 per cento degli introiti – che spettano alla Regione in relazione ai risultati di gioco”. 

Nella mia completa ignoranza di come avvenga il controllo di cui trattasi al Casinò valdostano, mi permetto un ragionamento che posso pacificamente ammettere tutto mio e non fondato sull’esperienza. È vero,  ho lavorato sino al 2000 per quaranta anni e seguo ancora il mondo dell’azzardo autorizzato da qualche tempo. È altrettanto vero il fatto che il diritto e la materia giuridica, salvo ciò che può aver interessato la questione fiscale dei dipendenti tecnici delle case da gioco conclusasi ne 1997, non fa parte del mio bagaglio culturale.
Ecco il ragionamento: posso rilevare che sono presenti due soggetti, il concedente e il concessionario; il primo è la Regione o il Comune proprietari e, allo stesso tempo azionisti di riferimento, il secondo per il motivo appena descritto è sempre un identico soggetto sotto una veste – se così si può dire – differente.

La situazione operativa del Casinò di Campione d’Italia, a prescindere dalla proprietà potrebbe essere oggetto di alcune considerazioni. 
Analizzando quanto riportato come risposta sarebbe logico e, a mio avviso, consequenziale domandarsi in base a quali modalità e procedure avviene il controllo sulla regolarità del gioco e, contemporaneamente, degli incassi.

Certamente non si potrebbe andare oltre senza conoscere la concreta possibilità di adeguare l’offerta alla domanda che lo studio del mercato e le relative eventuali iniziative di marketing mirato sono o potrebbero essere in grado di evidenziare.
Si diceva della particolare possibilità che dovremmo coniugare, se la forza lavoro è in grado di sostenere dal punto di vista della professionalità, del numero di addetti e della valutazione sul ritorno degli investimenti per i servizi che dovrebbero coniugarsi unitamente all’offerta.

Forse la problematica più difficile da risolvere, che bene inteso è collegata con il tutto, ovvero il personale addetto direttamente alla produzione, i relativi servizi da abbinarsi obbligatoriamente, i costi che ne potrebbero derivare e la sostenibilità considerando le possibilità economiche e il particolare periodo post riapertura dal gennaio 2022.
Chiaramente i proventi degli anni precedenti alla parziale chiusura, potrebbero essere raggiunti ma non è tanto rilevante l’importo totale quanto la sua composizione. L’incidenza dei proventi derivanti dalle slot ha una importanza per la scelta che si presenta possibile: la qualità o la quantità oppure tutte e due?
Senza omettere la ricerca di un raffronto tra introiti e proventi netti (al netto delle mance) non si potrebbe, a mio avviso, concludere uno studio preventivo con una certa dose di attendibilità.

La disponibilità di spazi da destinare al gioco lascia abbondante credibilità ad una attività produttiva rivolta alla qualità e alla quantità ma non può sfuggire, tra i costi, quello per il personale. Che non può e non deve considerarsi completo senza considerare il ruolo che possono assumere i proventi accessori. Non mi addentro nel discorso contratto di lavoro per il motivo che, in materia,  posso considerarmi arrugginito.
Così come ho tentato, credo, di renderlo discretamente comprensibile, evidenzio che un programma di rilancio di una casa da gioco non è una operazione affatto semplice e necessita indubbiamente di una unione di competenze non facili a reperirsi. Ma che, fortunatamente, esistono ancora! Non lo scrivente se non adeguatamente accompagnato al tecnico per la parte eccedente l’organizzazione del lavoro e della produzione che, a prescindere da ogni possibile considerazione, deve provenire ‘dalla gavetta’; questa è una condizione sine qua non.

Concludo definitivamente affermando che un piano di rilancio e/o industriale che lo accompagna non si presta a veloci e, a volte, frettolosi studi fondati su costi e ricavi troppo mutevoli velocemente. La lunga esperienza sul campo che si conclude con compiti manageriali o simili è indispensabile. Dobbiamo considerare opportunamente le varianti in corso d’opera e la grande incertezza del momento ne giustifica, maggiormente di pochi anni or sono, la problematica. E non è assolutamente di poco conto!

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