L'editoriale della settimana “Casinò Campione, le ragioni della crisi tra passato e futuro”, stante la scarsissima documentazione a mie mani mi consente lacune considerazioni.
Concordo con l’individuazione delle motivazioni alle cui conclusione è giunto l’esperto che ha avuto a disposizione ogni elemento utile alla valutazione finale in: l’assoluta sproporzione del quantum da riconoscere al Comune, il costo del personale superiore alla media italiana e, dal 2016, anche a quella svizzera e il probabile incremento de costi di gestione.
Posso confermare che gli introiti degli esercizi precedenti alla riapertura erano ben differenti di quello del 2022: 2016 92.823.585,63; 201791,150.276,84, Rispettive quote di mercato 31,71% e 32,11% incidenza dei ricavi slot sul totale 71,52% e 70.37%.
Qualcuno si chiederà, e non nego che possa sicuramente avvenire, per quale motivo ho indicato la percentuale dell’incidenza dei proventi slot sul totale degli stessi. Non mi pare il caso di andare a spulciare i giochi offerti e confrontare il rapporto tra i singoli proventi netti (al netto delle mance) e le presenze anche per il fatto della incertezza sul numero delle presenze, se totali o riferite ai soli accessi alle slot.
In occasioni come queste rispunta in me il passato di dirigente sindacale che per molto tempo si è occupata della meglio conosciuta questione fiscale dei dipendenti tecnici delle case da gioco e che ha trovato una soluzione nell’art. 3, lett. i), del decreto legislativo n. 314 del 1997. Ragion per cui intendo portare la dovuta attenzione dell’azienda e dei lavoratori sull’art. 42 del vigente contratto collettivo di lavoro.
Ora, dopo aver rammentato, anche molto velatamente, l’interesse degli aventi causa alla problematica che sto sollevando senza approfondirla pur disponendo di tutto quanto necessario per procedervi con attenzione e delicatezza per l’argomento, invito gli aventi causa a considerare il compito affidato ai cosiddetti proventi accessori (mance) non solo quale ristoro del costo del personale addetto direttamente al gioco (si veda il citato decreto) ma come incentivo ad incrementare l’offerta e non esclusivamente di gioco tramite la relativa diversificazione di eventi e servizi.
Mi riservo, sempre che l’argomento costo del lavoro e quanto collegato e se richiesto dagli interessati, di approfondire di allargare la discussione. Posso pacificamente comprendere che il problema sia di curiosità del concedente, del concessionario e dei dipendenti ma dato, per quanto a mia conoscenza, la continuazione del periodo concordatario e della scadenza del richiamato contratto di lavoro, ritengo che l’argomento portato all’evidenza possa costituire un elemento di, per lo meno, curiosità.