“Il fallimento del Casinò di Campione d'Italia, dichiarato il 27 luglio del 2018”, rappresenta, “per gravità e opacità”, a tutt'oggi “una ferita aperta nella legalità e nella sovranità italiana”. Lo segnala, in una comunicazione al ministero dell'Interno, la Fiamma tricolore di Como, secondo il cui segretario organizzativo Carlo Russo “i dati smentiscono la crisi”- Eccoli qui: “nel 2017, le quattro case da gioco italiane hanno registrato i seguenti incassi: Campione d’Italia 91,15 milioni di euro, Venezia 90,59, Saint-Vincent 57,34, Sanremo 44,79”, per un totale di 283,8 milioni di euro.
“Campione risultava primo in Italia per introiti da gioco, superando anche il più noto Casinò di Venezia” ma “nonostante ciò, fu l’unica struttura a essere dichiarata fallita, mentre le altre rimasero pienamente operative. Come può fallire la casa da gioco più redditizia d’Italia, se non per una serie di scelte che hanno escluso alternative possibili?”.
Russo porta il paragone con l'attualità, caratterizzata da “meno personale” e “incassi ridotti” ma “nessun fallimento”, tutt'altro!
“Dal confronto con i dati 2024, emergono evidenti contraddizioni: personale ridotto di oltre il 50 percento rispetto al 2017, stipendi e contratti sensibilmente ridimensionati, molti servizi prima gestiti internamente sono ora esternalizzati, con minor controllo, incassi annuali inferiori al 2017, ma nessuna dichiarazione di crisi o insolvenza. Nel 2017 il Casinò fallisce (fallimento poi revocato, ma che non ha evitato la chiusura della sede sino all'inizio del 2022 Ndr) con 91 milioni di euro. Oggi si prosegue l’attività con molto meno”.
Secondo Russo duque il fallimento “si poteva evitare”. Non risulta infatti che “siano stati attivati strumenti previsti dalla normativa vigente, come: concordato con continuità aziendale (art. 186-bis del R.D. 267/1942 – Legge Fallimentare), misure protettive e strumenti di allerta precoce (previsti dal D.Lgs. 14/2019 – Codice della Crisi d’Impresa)”. Tali strumenti “avrebbero potuto garantire la prosecuzione dell’attività, salvaguardando nel contempo i lavoratori, i cittadini e il patrimonio pubblico”.
Inoltre, “il Casinò era più di una semplice azienda: era un presidio di sovranità nazionale, come riconosciuto dalla Legge 881/1933, che ne affidava al Comune di Campione la funzione economico-istituzionale”.
La Fiamma tricolore chiede dunque “la verifica trasparente dell’attuale gestione post-fallimentare, con controllo su: gare e appalti, esternalizzazioni di servizi, rispetto delle normative sulla spesa pubblica e sulla gestione di risorse comunali”, come pure “l’accertamento delle scelte amministrative e giudiziarie che hanno portato alla chiusura, alla luce degli strumenti alternativi disponibili”.