Ige 2025 (Imgl): 'Regolamentazione e pubblicità nel gioco, focus sull'Italia'
Sviluppi nella regolamentazione del marketing e della pubblicità del gioco. A Ige 2025 un focus sull'Italia durante la Masterclass Imgl.
Scritto da Cc
Roma - Quali saranno gli sviluppi nella regolamentazione del marketing e della pubblicità del gioco in Europa? Un tema di grande attualità per il comparto del gioco che viene affrontato in maniera diversa dai paesi dell'Unione europea e che oggi 10 aprile viene esaminato nel dettaglio durante l'Italian Gaming Expo & Conference. A condurre i lavori di questa tavola rotonda è Quirino Mancini di Wh Partners (Imgl) che introduce gli ospiti presenti e prende subito la parola parlando del decreto Dignità analizzandolo "da un punto di vista degli effetti che questo divieto assoluto ha prodotto sulle industrie collaterali al gaming, come quella dei media e quella dello sport."
È Francesco Carione, director-general della Gazzetta dello Sport a parlare per primo che spiega come l’industria dei media sia stata colpita “sicuramente in maniera meno devastante rispetto allo sport. Il risultato è che si è ridotto il giro di business e che si sono venuti a creare comportamenti al confine del decreto dignità tra cui forme di comunicazione curiose al limite della legge che alla fine hanno sempre la finalità di pubblicizzare il marchio. In sintesi questa eccesiva regolazione ha sregolato tutto e se da un un lato i canali principali sono stati molto controllati, quelli secondari sono sfuggiti ai controlli perché sconosciuti dal regolatore. Dal mio punto di vista il decreto ha peggiorato la situazione”.
“Non c’è mai stato uno sforzo coordinato da tutte le parti – prosegue Cairone - i fatti e i numeri confermano che le finalità del decreto non sono state raggiunte, si scommette più di prima, la comunicazione è diventata una giungla e il mercato del betting si è concentrato nelle mani dei leader”.
Fabio Angeli Bufalini, country manager Italy di Stake racconta l’esperienza della propria azienda appena approdata in Italia: “Il decreto dignità in Italia ha portato a una crescita del gioco illegale che ora è arrivato a 25 miliardi di euro. Questo dimostra che è stato un fallimento ma io do la responsabilità al settore e agli operatori perché a suo tempo nel mercato regolamentato si faceva una pubblicità spregiudicata che ha portato a restrizioni. Penso sia arrivato il momento di rivedere le regolare e di fare cambiamenti verso qualcosa che possa rendere l’offerta adeguata ma questo va fatto di pari passo con il regolatore”.
Cristian Radu, Director Onjn (Romanian gaming regulatory agency) sottolinea che “i regolatori possono fare ciò che vogliono” ma si sofferma su un aspetto fondamentale perché se perdiamo “la maggior parte delle entrate della pubblicità, dobbiamo stare molto attendi dal mercato nero”. Il concetto è che se si perde una fetta di legalità si entra nell’orbita del gioco illegale. L’esempio in Romania riguarda “le piccole città che hanno perso la possibilità di avere delle sale slot. Alla fine queste macchine sono finite nel mercato nero”.
Matthias Kirschenhofer, Managing Director Sport1 Medien aggiunge che “senza pubblicità non c’è canalizzazione e grazie a essa gli utenti entrano nel circuito del gioco legale e non in quello nero. Non è il momento di costruire barriere e penso che la cosa più importante sia mantenere il buon senso”. Kirschenhofer sottolinea inoltre che non c’è nulla di male in scommettere delle piccole cifre per divertimento “ma spendere tutto è senza dubbio sbagliato”.
Jaka Repansek, President, Slovenian Advertising Tribunal aggiunge che “l’industria dello sport ha subito un duro colpo a causa di questa diminuzione di pubblicità” che come sappiamo riguarda soprattutto il mondo del calcio. Tuttavia per la penisola è un momento fortunato “perché è nata la nuova tecnologia blockchain” che come sappiamo consente una maggiore tutela dei dati. “Quello che è successo in Italia – conclude Repansek riferendosi al divieto di pubblicità - è stato un campanello d’allarme e ora è necessario stabilire misure autonome e un codice di condotta adeguato”.