Ridistribuire il montepremi immaginandolo con una parziale riduzione del sovrappremio del cavallo italiano, eliminare il sovrappremio agli allevatori e razionalizzare i Gran Premi.
Sono le proposte che si leggono in una nota di Giuseppe Satalia, presidente di Nuovo galoppo Italia, con la quale lo stesso, come spiega, intende "chiarire alcuni punti" relativi all'ippica italiana.
Riferendosi a quando riporta l'Anac sul proprio sito, celebrando i recenti successi esteri di alcuni cavalli nati in Italia e ribadendo l’importanza dell’allevamento nel settore, Satalia spiega anzitutto che i numeri reali sono un po' diversi: "i puledri nati in Italia non sono 700, ma poco più di 580. Un dato che fotografa un declino senza precedenti, nonostante decenni di contributi pubblici e sovvenzioni miliardarie indirizzate all’allevamento."
Spiega Satalia che i contributi pubblici, "invece di rafforzare il tessuto produttivo interno, hanno favorito pratiche discutibili come quella delle fattrici mantenute stabilmente all’estero, principalmente in Irlanda e Inghilterra, che pascolano lì, servite da personale locale e da stalloni esteri, e dalle quali i puledri (foal) vengono trasferiti in Italia solo entro il sesto mese di vita per ottenere la qualifica di 'cavallo italiano'."
Un paradosso, secondo Satalia, che paragona il puledro al Parmigiano Reggiano spiegando che è come se questo rinomato formaggio "potesse definirsi 'italiano' solo perché stagiona gli ultimi mesi nel nostro Paese dopo essere stato prodotto altrove."
Secondo il presidente di Nuovo galoppo Italia, poi "il sovrappremio destinato agli allevatori del cavallo italiano rappresenta un’anomalia ancora più grave", e spiega: "Gli allevatori italiani, infatti, già percepiscono un premio ordinario, e in assenza totale di concorrenza straniera, poiché gli allevatori esteri non hanno diritto ad alcun premio, non si comprende la logica di un ulteriore sovrappremio che grava sulle casse pubbliche senza alcun ritorno in termini di qualità o competitività internazionale."
A questa anomalia italiana, secondo Satalia, "si aggiungono le chiusure e le gravi difficoltà di numerosi ippodromi storici che un tempo costituivano il volano economico e tecnico dell’ippica italiana: Corridonia, salvato per il rotto della cuffia con l’intervento di una nuova società, ha comunque subito un drastico calo di giornate e montepremi; Varese e Roma sono in condizioni critiche; Grosseto è chiuso; mentre Livorno e Follonica, pur non essendo fermi, non producono più – per carenze tecniche ed economiche, i livelli di attività e produttività che li caratterizzavano in passato. A questi si aggiunge Villacidro, una delle strutture più grandi d’Italia, cancellato con un colpo di spugna da un decreto ministeriale. Piazze considerate 'minori' ma decisive per creare il mercato pre-competitivo che alimentava anche le aste autunnali italiane ed europee: senza di esse, la filiera si è sgretolata e il settore ha perso il proprio serbatoio naturale di ricambio."
E a tutto "si aggiunge l’incertezza generata dai numerosi ricorsi legali presentati contro provvedimenti e classificazioni ministeriali, che non preannunciano nulla di buono: invece di una visione di rilancio, assistiamo a un contenzioso permanente che paralizza ogni possibile programmazione."
La ricetta di Satalia per una vera riforma passa in primis da una scelta coraggiosa. Secondo il presidente di Nuovo galoppo Italia occorre "ridistribuire il montepremi immaginandolo con una parziale riduzione del sovrappremio del cavallo italiano e l’eliminazione del sovrappremio agli allevatori, unita a una razionalizzazione dei Gran Premi. Questa misura libererebbe risorse ingenti che potrebbero essere destinate a innalzare in modo significativo il montepremi medio, restituendo dignità alle corse ordinarie e creando condizioni eque per tutti gli operatori, non solo per pochi privilegiati."
"La continua retorica dei ringraziamenti e degli elogi reciproci fra istituzioni e categorie", aggiunge infine, "non solo non aiuta ma è parte del problema: ha portato alla scomparsa delle medie scuderie, alla fuga dei proprietari e all’implosione di un sistema che non produce più selezione né ricambio. Per invertire questa rotta servono scelte nette: Superare l’assistenzialismo che premia pochi e ignora la filiera tecnica, ridistribuire il montepremi e riformare la programmazione per creare un mercato interno solido e competitivo. Rivedere il rapporto fra allevamento e settore tecnico, perché proprio dall’inglobamento delle due componenti sono nati gli squilibri che il Parlamento, in passato, ha già riconosciuto come critici."
"Non si rilancia l’ippica italiana con autocelebrazioni", sottolinea il presidente di Nuovo galoppo Italia, "ma con una verifica indipendente di ciò che l’allevamento ha prodotto (e non prodotto) in decenni di investimenti. Solo così sarà possibile tornare competitivi in Europa e restituire dignità a un settore che un tempo generava Ribot e Nearco e che oggi, purtroppo, fatica a restare rilevante."