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Valle d'Aosta, le elezioni regionali e il nuovo corso del Casinò Saint Vincent

17 luglio 2025 - 10:47

L'esperto di case da gioco Mauro Natta stavolta concentra la sua attenzione sulle prossime elezioni regionali in Valle d'Aosta e i possibili effetti sulla gestione del Casinò Saint Vincent.

Scritto da Mauro Natta
©  Markus Winkler / Unsplash

© Markus Winkler / Unsplash

Ancora poche settimane e arriverà l’autunno e con esso le elezioni regionali in Valle d'Aosta. L’argomento casinò, credo non ci sia dubbio alcuno in proposito, sarà all’ordine del giorno per tutti i partiti in quanto gli interessi collegati e/o collegabili alla sua gestione non sono affatto di poco momento in un contesto economico ove lo sviluppo turistico diretto e dell’indotto assumono notevole rilevanza unitamente al relativo fattore occupazionale.

Non mi pare che la tipologia di gestione, a parte qualche eccezione, possa occupare le preoccupazioni quanto la convenienza immediata che se ne può trarre anche indirettamente in termini di consenso, di visione dell’interesse generale e della possibilità eventuale di intervenire con profitto nelle future scelte politiche di competenza della giunta regionale conseguenti alla eventuale posizione della Regione quale azionista.

Probabilmente la situazione decisionale che si presenta difficilmente potrebbe essere composta da molti assessori e/o consiglieri con la competenza specifica acquisita sul campo, è anche comprensibile. Le convinzioni di pochi potrebbero influenzare le decisioni della maggioranza? La competenza dei componenti il management dovrebbe essere sufficiente a garantire il raggiungimento dello scopo complessivo che ritroviamo nel decreto istitutivo del casinò nel lontano 1946? Rappresentano leciti interrogativi.

A questo punto ci si trova a dover scegliere tra le le due tipologie di gestione che gli studi specifici hanno indicato, le strade che si presentano a fronte di un utile di bilancio sono diverse a prescindere dal quantum che il gestore deve versare all’ente pubblico concedente: una quella pubblica che si trova al problema della destinazione dell’utile, l’altra, quella privata, che impone la scelta relativa alla collocazione sul territorio della tassa di concessione.

In entrambi i casi il compito dell’ente pubblico è quello di operare nella direzione di garantire la autonomia finanziaria della gestione e, contemporaneamente, controllare la regolarità del gioco e degli incassi.

D’altra parte è innegabile che il controllo esercitato dal concedente risponde alla problematica, non solo per la natura giuridica delle entrate di cui trattasi, quanto per il dovere di controllare il trend della gestione a prescindere dal trovarsi o meno azionista di riferimento.

La più rilevante diversità in ordine al richiamato controllo risiede nel fatto che la gestione pubblica può essere obbligata dalle norme del disciplinare ad adottare la procedura indicata dal concedente che, al limite, potrebbe interessare l’organizzazione del lavoro e della produzione, mentre, nel caso di gestione affidata in concessione al privato, la procedura è scelta dal gestore. Rimane, in ogni caso, il compito del controllo da parte del concedente.

Non desiderando essere noioso e neppure ripetitivo vi risparmio un discorso esteso sul controllo di cui trattasi e non mi sento di vessare il lettore con un argomento che, al momento, ho trovato abbastanza condiviso e ne sono appagato.

Non soltanto per l’aver ritrovato l’elaborato a cura dei controllori comunali al Casinò municipale di Sanremo anche se non posso ancora affermare che sia stato condiviso da molti ma, indubbiamente, compreso in alcune considerazioni che mi è capitato di leggere forse per solidarietà o altro ma, in ogni caso nero su bianco che mi attribuivano qualità che non merito perché dovute all’esperienza per i diversi incarichi svolti nell’ambito delle case da gioco e non per uno studio particolare.

Le sentenze della Corte di cassazione che più volte ho avuto occasione di citare non intendo ripeterle, solo rammentarle per il semplice e ragionevole intento che in altre occasioni mi hanno confortato nell’affermare, a mio avviso, il diritto dovere del controllo in discorso da parte del concedente in qualunque tipologia gestionale ci si trovi.

Definitivamente chiudo riaffermando che le entrate a favore del concedente, avendo la caratteristica di entrate di diritto pubblico, non possono, lo ripeto a mio parere, avere un’accoglienza diversa da quanto intendo da parecchio tempo.

 

 

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