Probabilmente ho scritto troppo di controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi nei casinò italiani, altrettanto è probabile se non certo che mi sono espresso in termini non troppo abituali. A domanda cerco di essere il più chiaro possible.
Sono riuscito da poco tempo a chiarirmi quali sono i proventi che il dettato della legge 488 del 1986 colloca tra le entrate ascrivibili tra quelle tributarie. Per quanto al presente argomento mi pare che detti proventi sono esclusivamente la differenza tra perso dai giocatori e pagato dai casinò per vincite.
Mi pare di poter iniziare con un parere, credo di una Sezione regionale della Corte dei conti ma non posso giurarlo: “Si ritiene che l’attività svolta dalla società, consistente nella gestione di una casa da gioco abbia natura imprenditoriale e che pertanto sia idonea a produrre utili in senso civilistico-commerciale (...). Tali utili – con riferimento specifico ed esclusivo all’attività di gestione del gioco – sono quelli derivanti dalla differenza tra i ricavi (ossia i proventi complessivamente prodotti dal gioco) e i costi di gestione, prededotto il contributo spettante al Comune (...)”.
E aggiungo che il primo beneficiario della manciai è, indiscutibilmente, il croupier. Il gestore non ha titolo originario a parte della vincita (cioè la mancia); d’altro canto sarebbe paradossale che partecipi alla vincita chi, perdendo, la deve finanziare: il gestore. Il fatto che quest’ultimo soggetto partecipi ad una parte delle mance, fondato su un patto o un accordo di devoluzione con il quale i lavoratori consentono al datore di lavoro di sottrarre parte di quanto elargito da terzi (Cassazione, 9 marzo 1954, n. 672), non pare giustificare un diritto originario del gestore ma, piuttosto, una forma di prelievo forzoso (stante la natura giuridica delle entrate) anche se non è stato regolato il presupposto, la base imponibile, ecc..
Allo stesso modo sembra corretto affermare che qualunque tipo di mancia in una casa da gioco venga elargita, infatti siamo pur sempre in presenza di una liberalità, al personale dipendente non è da ricomprendersi nei proventi citati nella legge richiamata.
Mi pare, tra l’altro, ragionevole con quanto riportato affermare che la parte delle mance che rimane alla gestione appena descritte sono un mezzo per implementare le entrate tributarie dell’ente pubblico titolare della autorizzazione alla casa da gioco; però non sono trattabili come ciò che deriva dal riferimento specifico ed esclusivo all’attività di gestione del gioco.
E’ appunto questa ultima considerazione che mi conforta a sostenere la necessità irrinunciabile del controllo, in aggiunta a quello concomitante, di cui desidero tornare a raccontare le motivazioni che obbligano le gestioni e, prima ancora, l’ente pubblico concedente.
Ma vado con ordine iniziando dalla metodologia e dalle motivazioni che la confortano.
Lo scrivevo nel mio ultimo articolo, non sono mai stato a giocare nei casinò Usa ma sono a conoscenza che i gettoni si acquistano solamente al tavolo dove uno gioca e si rivendono solo alla cassa.
Partendo dal vantaggio del banco è sufficiente porre a confronto i risultati di un certo periodo con i contanti cambiati a quel tavolo e si controlla la regolarità del gioco e degli incassi. Pare evidente che il raffronto avviene tavolo per tavolo.
Nelle case da gioco del Paese i gettoni si acquistano sia alla cassa sia al tavolo; allora occorre trovare un altro parametro adatto: le mance.
La mia illustrazione parte, e desidero parlare dei giochi di contropartita in quanto maggiormente comprensibile, dalle componenti del risultato del gioco.
Si tratta di elementi conosciuti come la dotazione iniziale, l’esistenza finale la somma algebrica dei quali determina la vincita o la perdita del tavolo.
L’esempio è volutamente semplificato per non ingarbugliare il ragionare che segue, ad esempio una dotazione iniziale di 100 e una esistenza finale di 80 e 20 la vincita del tavolo.
E’ risaputo, e non è il caso di ripetermi, che la mancia parte della vincita, è collegata al vantaggio del banco, così come il risultato negli Stati Uniti ai contanti cambiati, motivo per cui a distanza di un certo periodo, l’importo delle mance può essere confrontato con il risultato del gioco.
Prima di proseguire con la metodologia che ritengo la migliore ma non l’unica, intendo evidenziare come deve avvenire il conteggio delle mance: tavolo per tavolo.
La motivazione è che solo così procedendo si evita che il conteggio cumulativo potrebbe portare una indicazione errata.
Quindi noi abbiamo X tavoli che in tre o sei mesi hanno prodotto risultati attivi per 1000 e mance per 500 confrontandoli otteniamo il 50 per cento. Ammesso e non concesso che sia accettabile si può non approfondire, in caso contrario possiamo consultare i risultati rilevati completi di tutti i tavoli, uno per uno.