Le notizie sulle attività dei junket a Macao che sono state assunte in proprio dalle locali case da gioco e la funzione di operare con un ufficio cambio assegni dedicato a giocatori di qualità, quelli che un tempo all’epoca delle gare di chemin de fer erano indicati dalla sigla Vip, mi hanno ricordato i bei tempi andati. Al tempo stesso, trattasi di una particolarità che rammento relativa a una tipicità del concedente nei confronti del concessionario privato.
A quanto mi è dato rammentare il concessionario godeva di un trattamento costituito da un contributo forfettario proprio per l’attività di cambio assegni. Non ne ricordo l’importo e, in ogni caso non lo esporrei. In buona sostanza la Regione gli riconosceva il rischio derivante dalle operazioni conseguenti; a fronte di una tassa di concessione calcolata sugli introiti che ne potevano ragionevolmente procurare.
Chiaramente il concedente, a ragione, pretendeva di conoscere il volume relativo all’attività in parola tramite la verifica dei titoli di credito inviati all’incasso e dei risultati netti di gioco dei quali aveva a disposizione la copia redatta a cura dei controllori regionali.
Dopo questa breve introduzione mi permetto di affrontare il discorso per quanto a parer mio, è condivisibile: l’atteggiamento tenuto dal concedente. In primis, come già accennato, per contribuire a un eventuale rischio del concessionario correlato, malgrado tutte le forme possibili di cautela, alle norme del codice civile in tema si obbligazioni naturali. Poi non si dovrebbe omettere che a fronte di un beneficio certo (per la Regione) potrebbe far contro un danno per il gestore.
Non possiamo dimenticare in questo argomento le brutture che l’intervento di soggetti esterni è in grado di causare tramite operazioni che anche a Macao, e lo si può condividere, oso ritenere sono state ritenute deleterie per la continuità della produzione che nella più breve durata non portano alcun beneficio alle parti in causa.
Non si può nutrire dubbio alcuno sul fatto che i gestori hanno tutta la convenienza che la disponibilità economica del giocatore deve essere salvaguardata anche, se del caso, con un rifiuto che poi genera un ringraziamento. Ecco la motivazione che conforta la cautela alla quale il gestore deve attenersi.
Certamente si potrà obiettare che la gestione pubblica permette di riflettere lasciando trasparire maggior cautela nella conduzione dell’ufficio cambio assegni, sicuramente la visione di una tassa di concessione inferiore è più che confortata dal godimento del risultato di esercizio in quanto azionista oltre che concedente.
È altrettanto comprensibile il comportamento del gestore privato che, in quanto imprenditore opera in funzione dell’utilità legata all’investimento con un capitale che attende il relativo ritorno.
Ed ecco che la tassa di concessione, che il gestore privato si impegna contrattualmente a versare al concedente, sarà superiore a quella del caso precedente ma, non possiamo omettere il ragionamento sul risultato del bilancio di esercizio logicamente a beneficio dell’azionista: la società a capitale privato che si è aggiudicata la gestione.
Evidentemente, gli argomenti politici ed economici o meno in una assegnazione della gestione sono moltissimi; con quanto precede ho inteso mettere a terra una problematica che, forse, a datare dal luglio 1994, non era all’attenzione e che ritengo possa assumere rilevanza a seconda della scelta in argomento gestione futura della casa da gioco di Saint Vincent.