Un'analisi sulla “malattia del gioco” e sulla “rinascita possibile di Campione d'Italia” che Giuseppe Cianti fa in una duplica veste: quella di ex croupier proprio del casinò municiple e quella di candidato a sindaco dell'enclave, in vista delle elezioni del 2025.
Ecco le sue riflessioni, che riportiamo integralmente.
Campione d’Italia non è solo un enclave geografica. È un paradosso vivente.
Un comune italiano immerso nel territorio svizzero, un paese che ha legato la propria esistenza a una sola struttura: il casinò.
Come ex croupier, ho vissuto questa realtà da dentro. Ma oggi, come candidato sindaco, parlo da cittadino che vuole rompere il silenzio e proporre un’alternativa credibile.
Ludotopia: l’utopia malata del gioco.
Ho coniato il termine ludotopia per definire una distorsione culturale: l’illusione collettiva che il gioco d’azzardo possa sostituire il lavoro vero, dare senso alla vita, sostenere una comunità intera.
Per decenni Campione ha vissuto sotto questa illusione. Prosperità apparente, fondata su un’economia unica e fragile. Quando il casinò ha chiuso nel 2018, la realtà ha colpito duramente: perdita del lavoro, fuga dei giovani, senso di smarrimento collettivo.
Ma il vero errore oggi sarebbe quello di tornare indietro come se nulla fosse accaduto.
Il paradosso del casinò: problema e (potenziale) parte della soluzione
Ecco una verità scomoda ma essenziale: il casinò è l’unica struttura capace di intercettare e aiutare tempestivamente il soggetto affetto da ludotopia.
Nel gioco online o illegale, il giocatore è invisibile. Ma in una sala fisica, il disagio ha un volto, una voce, una storia.
Come croupier, ho visto con i miei occhi i segnali prima che esplodessero: movimenti ripetitivi, tono di voce alterato, sguardo perso. Il personale del casinò può e deve diventare un presidio attivo di osservazione e intervento.
Non è psicoterapia, è umanità. E può fare la differenza.
Per questo non bisogna demonizzare la struttura in sé. Il problema non è il casinò, ma l’intera economia che vi si è adagiata sopra senza pensare a un futuro alternativo.
Campione deve uscire dalla ludotopia: ecco come.
La mia proposta non è una negazione del gioco, ma una sua ricollocazione. Ecco i punti chiave del mio programma per una Campione che vuole guarire
Diversificazione economica
Investire in turismo culturale e ambientale, artigianato locale, servizi digitali e assistenza sanitaria transfrontaliera. Campione ha potenzialità enormi, mai sviluppate.
Un casinò regolato e consapevole
Riformare il casinò perché diventi luogo etico, trasparente e partecipato. Formazione per il personale, protocolli anti-ludopatia, collaborazione con psicologi e Asl.
Osservatorio comunale sul gioco
Un centro permanente per studiare, prevenire e assistere i casi problematici. Coinvolgendo enti, associazioni e ricercatori.
Lavoro e formazione
Percorsi di riconversione per ex dipendenti del casinò e opportunità concrete per i giovani. Nessun ragazzo deve crescere pensando che esista un solo mestiere.
Partecipazione dei cittadini
Assemblee pubbliche, bilanci partecipativi, sportelli di ascolto. Campione deve tornare a essere di chi ci vive, non solo di chi ci gioca.
Campione deve tornare a vivere, non solo a giocare
Non sono qui a promettere miracoli. Sono qui per dire la verità.
Campione non può vivere nell’ombra del casinò, ma nemmeno rinnegarne completamente il ruolo.
Serve equilibrio, visione e coraggio. Serve riconoscere la ludotopia per quello che è: una malattia sociale da cui possiamo guarire.
E lo possiamo fare insieme.
Non giochiamo più con la nostra identità. Costruiamola.