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Cugia (scrittore): 'Adoro gettare i dadi, detesto le dipendenze'

05 luglio 2025 - 08:53

Diego Cugia, scrittore e regista, 'padre' di Jack Folla, parla della sua passione per l'azzardo e della mancanza, in Italia, di una politica che educhi alla gestione dei vizi

Scritto da Daniele Duso
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Autore Rai, sia per la radio che per la televisione, scrittore, regista, giornalista, Diego Cugia è un autore eclettico, noto per il suo stile narrativo incisivo e originale, capace di mescolare denuncia sociale, introspezione e ironia, parlando di politica, economia, di storia e di futuro. Nel corso della sua carriera ha dato vita a personaggi indimenticabili come il celebre Jack Folla, il Dj clandestino, condannato a morte negli Stati Uniti, ma al quale venne concesso di trasmettere su una radio italiana (Rai Radio 2) le sue ultime parole (la voce era quella di Roberto Pedicini) e “la musica della sua vita”. E proprio dalla figura di Giacomo “Jack” Folla iniziamo la nostra chiacchierata con lui.

Jack Folla è un personaggio che, quando è apparso in radio, una trentina di anni fa, ha rappresentato un vero punto di rottura rispetto al conformismo mediatico. Quali difficoltà ha incontrato nel proporre una voce controcorrente, sia in radio che in televisione? 
“Tutte le volte che ho presentato un progetto che poi si sarebbe rivelato un successo la reazione del dirigente di turno è stata negativa, del tipo 'Non potrà mai funzionare'. Al punto che, oggi, se la risposta è: 'Mi sembra bello', ritiro il progetto. I mediocri riconoscono solo i prodotti mediocri. Ma quando il successo è conclamato ti dicono 'L’ho sempre saputo!' È così che va.”
Negli ultimi anni i canali di comunicazione sono cambiati radicalmente, dapprima con l’avvento dei social media e dei podcast, poi con le piattaforme di streaming, per citare solo alcuni dei nuovi strumenti. Se oggi dovesse reinventare Jack Folla, quale formato sceglierebbe per raggiungere il pubblico e mantenere viva la sua voce fuori dagli schemi?
Jack Folla in radio funzionerebbe oggi come ieri. Un uomo in punto di morte che dice le sue ultime parole è un format millenario. L’ha inventato Gesù. E i Vangeli li puoi ascoltare anche in podcast.”
Nel suo romanzo “24 Nero”, il gioco d’azzardo emerge come una forza oscura, capace di travolgere il protagonista e condizionare la sua vita. Cosa l’ha spinta a esplorare questo tema?
Sono un giocatore d’azzardo, adoro gettare dadi fra le stelle o puntare alla roulette, ma detesto tutte le dipendenze. Non credo alla illusione del 'gioco consapevole'. Sì, è vero, anche per le sigarette c’è chi, come mia nonna, ne fumava due al giorno. Ma nel 90 percento dei casi funziona come per le altre droghe: per ottenere la stessa scarica di adrenalina hai bisogno di dosi più forti. Con il gioco è lo stesso. Cominci col puntare 5 euro poi vuoi provare l’ebbrezza di giocartene 500 in una botta sola. Da lì in poi, sei fritto.”
Nel recente passato la politica ha adottato misure restrittive verso il gioco in denaro, vietandone la pubblicità e imponendo limiti alle aperture di sale. Cosa pensa di queste limitazioni, dal settore viste come vero e proprio proibizionismo, attuate peraltro in un periodo nel quale la sala da gioco, talvolta illegale, è dentro le nostre tasche?
“Nel nostro paese manca una politica culturale e 'spirituale' che educhi, sin da bambini, a maneggiare con cura piccoli e grandi vizi. Non sono un proibizionista (tra l’altro basta un clic su internet per giocare d’azzardo su piattaforme clandestine) ma ci vuole tanta saggezza. Non lasceresti in mano un’arma da fuoco a un ragazzino. Be’, col mouse in pugno un ragazzino può farsi molto male.”
Di recente lei è tornato in libreria con “Il principe azzurro”, un personaggio storico, di 800 anni fa, capace di sfidare il mondo per difendere i suoi ideali. Una storia bellissima, che un tempo si sarebbe potuto definire edificante. Ma ora, in un mondo di news e fake news che si susseguono e si mescolano soffocandosi a vicenda, in mondo che pare sempre meno capace di distinguere tra bene e male, c’è ancora spazio per modelli di questo tipo?
Sì, uno spazio infinito proprio perché c’è poca offerta di eroi. Corradino è un eroe dell’anima. La gente ha un bisogno smisurato d’immortalità, di anima, e non lo trova più nelle religioni preconfezionate. Ho offerto un esempio di un sedicenne luminoso valido per ogni epoca.

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