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Maffucci (Rai): 'La cultura dà al gioco il giusto equilibrio'

07 giugno 2025 - 09:31

Mario Maffucci illustra molte pagine celebri della storia della Rai e del Festival della Canzone, nato al Casinò di Sanremo

Mario Maffucci - Foto tratta dal sito web Mariomaffucci.it

Mario Maffucci - Foto tratta dal sito web Mariomaffucci.it

Decenni di prestigiosa carriera in Rai, anche se dietro le quinte.

Mario Maffucci, giornalista, autore e dirigente televisivo, ha contribuito a scrivere fondamentali pagine di storia della televisione pubblica italiana e a lanciare trasmissioni che anch'esse sono passate alla storia. Dall'alto di questa esperienza iniziata nel 1968, qual è lo stato di salute della tv pubblica attuale e come giudica le sue prospettive future? Ce lo racconta dal teatro dell'Opera del Casinò di Sanremo, dove è stato ospite dei Martedì Letterari per presentare il libro, suo e di Andrea Scarpa, “SamuRai - Le avventure di un Forrest Gump della Tv dietro le quinte del potere” (Fuori Scena).

Voglio premettere che oggi è più difficile fare tv perché la proposta è articolata su tante piattaforme che ai miei tempi non c'erano. Ma mi sembra di notare che il servizio pubblico non abbia una visione editoriale, che le cose siano abbastanza occasionali e non giustificate da una linea che è invece importante per la fedeltà degli ascoltatori e che non tradisca la loro attese. Il prossimo 5 agosto l'Unione europea renderà pubblica la lista dei servizi pubblici affidabili e quella nera di quelli che non lo sono. Un servizio pubblico affidabile è indipendente dal governo e dal parlamento sia in termini di contenuti che di finanziamenti. La prospettiva di avere un servizio pubblico è importante e sotto questo profilo mi pare che l'Italia sia in grave ritardo.”

Ma la politica non condizionava anche in passato la tv pubblica?

Certo, ma in passato la politica si interessava di mettere a fuoco la competenza. I partiti che si interessavano alla Rai avevano come interesse il bene comune. Ecco la differenza.”

Tra le tante trasmissioni che sono nate grazie alla sua intuizione o collaborazione, ce n'è una cui tiene particolarmente?

Fantastico 8 innanzitutto, condotto da Adriano Celentano, perchè aveva l'obiettivo di mantenere posizionata la Rai al centro del villaggio a scapito delle ambizioni di Silvio Berlusconi di sostituirla con le sue reti. Poi il cabaret del Salone Margherita, sette anni nei quali, Pierfrancesco Pingitore come autore e regista, proponevamo due ore di ironia e parodia dei fatti quotidiani e della politica, con trasmissioni come Biberon, Créme Caramel, Bucce di banana. Un'altra produzione importante sono stati I promessi sposi del Trio Marchesini, Lopez e Solenghi. E come dimenticare i grandi concerti rock? Sono stati i risultati di un'impresa unica sul mercato internazionale: come ha fatto il servizio pubblico, che ha risorse stabilite per legge, a investire oltre un milione di dollari a concerto? Ma questo è un racconto a parte... Non voglio poi dimenticare Pavarotti & Friends, l'unione tra lirica e musica pop, con duetti rimasti nella storia, o ancora gli show dedicati alla moda Made in Italy. In alcuni momenti la tv nazionale ha avuto uno smalto internazionale ben individuato in Europa. Ora non ci sono più queste pretese, non c'è più una visione editoriale che copra tutte le anime del Paese.”

La sua carriera professionale è legata anche al Festival della Canzone, cosa ci racconta al riguardo, in particolare del fortissimo appeal che continua ad avere sugli italiani?

Io sono stato il dirigente che ha certificato la collaborazione con i suoi grandi patron, da Adriano Aragozzini a Carlo Bixio e per quattro anni sono stato responsabile anche della dimensione artistica del Festival. Esso è lo specchio del Paese, se si ferma a un modello fisso perde la sua scintilla magica che gli italiani si aspettano. Noi abbiamo una tradizione canora unica al mondo, siamo il paese della lirica, c'è una partecipazione melodica che viene da diverse anime e scuole, a cominciare dalla tradizione napoletana. La presenza di trenta canzoni all'ultimo Festival testimonia l'interesse dei giovani per la musica e documenta la diversità nell'esprimere una melodia. Dietro al Festival c'è una tradizione, una bella idea del territorio nata proprio al Casinò e che ha trovato il consenso del pubblico: i loro beniamini a confronti per dare alla canzone italiana una rappresentazione la più completa possibile.”

Lei ha presentato il suo libro al Casinò di Sanremo, come vede questa accoppiata tra gioco e cultura?

È un versante che dà al gioco (inteso come pratica del divertimento e del relax, altrimenti diventa una dipendenza) il giusto equilibrio, attraverso una proposta importante di cultura.”

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