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Casinò St. Vincent, l'offerta e la professionalità aiutano la fortuna!

21 maggio 2025 - 10:51

L'analista di gaming Mauro Natta evidenzia come il giocatore nei casinò apprezzi fortemente la qualità dell'offerta e del servizio, e vada oltre la 'semplice' fortuna.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Eyestetix Studio su Unsplash

Foto di Eyestetix Studio su Unsplash

Mi dispiace veramente, ma dopo aver lavorato dal 1959 al 2000 nella casa da gioco di Saint Vincent e, da allora in pensione, senza rimanere al di fuori del comparto, non riesco a comprendere in quale modo e per quale motivo possa darsi il titolo di più fortunato alla citata casa da gioco.

Sarà, forse, addebitabile all’età, al tempo trascorso nell’ambiente o alla deformazione professionale che ne consegue, in ogni caso ciò che più interessa il giocatore non è tanto se la parola “fortunato” per quante volte è stata reperita nelle recensioni dei clienti delle case da gioco quanto la qualità dei servizi, specialmente se ci rivolgiamo ad una particolare clientela, quella che ai miei tempi si indicava con la sigla Vip.

Non si può omettere la rilevanza dell’offerta intesa, anche qui, non solo per la tipologia ma per la professionalità con la quale gli addetti si apprestano a svolgere il loro compito, intesa anche per la concreta possibilità di rispondere alla domanda per conoscere se  tutti frequentano il casinò per un gioco in particolare o per il piacere del gioco o, ancora, della sfida alla fortuna. Ai miei tempi, in occasione delle gare di chemin de fer, il privè era corredato da tavoli di roulette e quando si facevano le carte, al termine del sabot, l’attrattiva era un altro tavolo o un altro gioco.

Ciò che ho narrato fa parte di quanto potrebbe soddisfare alcune delle numerose curiosità, ma i gestori sono attenti a ben altri indicatori quali la quota di mercato, le presenze e il rapporto che consegue dall’accostamento dei ricavi netti alle presenze per il controllo, ancorché da completare con altre informazioni, della qualità del gioco e della frequentazione.

La pubblicazione della classifica italiana dei casinò fortunati mi ha rammentato le scommesse che intercorrevano al tavolo nei giorni, fortunatamente rari, in cui la neve abbondante non aveva permesso le solite presenze di tutti i giorni feriali. Ad esempio se il primo cliente avesse giocato la serie, gli orfanelli, i vicini dello zero o una finale; oppure quale finale sarebbe uscita e chi prendeva anche quella da tre numeri, se vinceva, il caffè lo beveva doppio. Ed ancora se la prima cliente sarebbe stata bionda, castana, bruna o rossa; se vinceva quest’ultimo aveva l’identico trattamento previsto nella precedente combinazione. Senza dubbio le scommesse erano più numerose ma il premio vinto non poteva consistere in nulla di alcolico perché la concentrazione che meteorologicamente era impegnativa non doveva essere ulteriormente gravata.

Comunque al termine di questa mia breve considerazione non posso esimermi dal ringraziare chi o coloro che mi hanno procurato il ricordo di fatti che non si potranno ripetere perché l’avvento della fair roulette in luogo di quella tradizionale ne impedisce l’occasione.
Se si considera il tutto e si pone mente al fatto che una volta esisteva il tavolo di roulette francese doppio, cioè con due tappeti uno lo controllava il capo tavolo, l’altro il controllo di amministrazione, il gioco non si dipanava, celermente come oggi, con la fair.
Per pagare una sestina a una signora seduta di fronte non si potevano lanciare i cinque gettoni del pagamento come si sarebbe potuto fare con un giocatore ma consegnarli al collega con preghiera di passare la vincita alla signora giocatrice.

Erano altri tempi!

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