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Il rilancio dei casinò passa dalla qualità dei servizi offerti

17 maggio 2025 - 08:54

Nuovo approfondimento dell'esperto di case da gioco Mauro Natta sulle strategie per il loro rilancio, focus su giochi, ospitalità e collegamenti.

© Towfiqu barbhuiya / Unsplash

© Towfiqu barbhuiya / Unsplash

Nel mio precedente articolo in tema di rilevanza del costo del lavoro nelle case da gioco, dopo aver rilevato l’eventualità che potrebbe, al bacino di utenza essere rivolta l’attenzione, mi sento in dovere di rammentare il valore di poter disporre di un complesso alberghiero di qualità elevata quale elemento di positività operativa.

Non tanto per sottolineare la minore incidenza economica dell’ospitalità ai frequentatori del casinò, ma per evidenziare la comodità loro accordata di potersi soffermare in tutta tranquillità e in qualunque stagione.

Ma un servizio di qualità alla clientela che un tempo numerosa, oggi un pochino meno, si distingueva con la abbreviazione Vip, pare possa interessare il Comune di Venezia ponendo mente all’iniziativa su Ca’ Noghera. Non posso sottacere la probabilità che l’abbondanza degli spazi sembri seriamente produrre al Comune di Campione d’Italia, relativamente al proprio Casinò e a mio avviso un identico pensiero.

Quale intento potrebbe incentivare le operazioni descritte? La ricerca di clientela che già frequentava Campione e Venezia, che, probabilmente, partecipava alle gare di chemin de fer che si svolgevano in tutti i casinò qualche anno or sono, Sanremo compreso.

Forse l’attuale eventuale iniziativa, in specie per Campione e Sanremo, rievoca un incremento dell’offerta da parte delle due case da gioco citate che, al momento, non esercitano.

E’ abbastanza certo che il por mente al rischio di impresa particolarmente collegato a detto gioco di circolo potrebbe disincentivare una gestione, specialmente se pubblica. Allo stesso tempo non si può escludere che il senso di imprenditore potrebbe inserirsi nelle previsioni di un privato investitore.

Se da una parte non si può escludere la reale possibilità di ripristinare, anche in modo probabilmente ridotto, un gioco di qualità, dall’altra non si può ignorare l’impegno economico che ne deriva, un aggravio dal ritorno che potrebbe essere considerato incerto. Ma l’incertezza forse dipende dal motivo che ha sostenuto e sostiene l’abbandono dello chemin de fer preferendo il punto banco un gioco simile ma diversamente praticato.

E ritorna nel ragionamento il rischio di impresa maggiore nello chemin e minore nel punto banco almeno teoricamente; una considerazione va posta alla obbligatorietà di un numero di giocatori al tavolo di chemin e alla presenza in un privè di due tavoli di roulette.

Questa è una scelta di natura personale, consiste nell’evitare un rischio particolare che si corre alla roulette francese: la ripetizione del settore. La più dannosa conseguenza non è la eventuale perdita alla roulette ma il ritardo nella continuazione della partita, di una partita che in definitiva alimenta, molto facilmente, lo chemin de fer come spesso mi ha capitato, lavorando, di constatare.

Non tutto è oro e, il fattore negativo e mi posso esprimere soltanto ove conosco la situazione, è rappresentato dalla difficoltà di raggiungere il sito un po’ a causa di una sola via di comunicazione terrestre, l’autostrada per chi proviene da altre regioni in quanto la ferrovia è interrotta sino a metà del prossimo anno e un po’ a causa del traforo del Monte Bianco e quello del Gran San Bernardo per chi viene dai Paesi confinanti non sempre agibili.

Un motivo mi spinge a suggerire di provare l’agibilità dell’aeroporto di Nizza per Sanremo riflettendo sulla poca praticabilità dell’Autostrada dei fiori, e quello di Aosta per identica finalità: un incremento qualificato delle presenze e del gioco.

 

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