Mentre il governo prosegue i lavori sul decreto legislativo attuativo della Legge di delega fiscale che dovrà portare al famigerato Riordino del comparto del gioco pubblico, in questi giorni vanno in scena gli Stati generali dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in cui si parlerà naturalmente anche dei giochi, che rappresentano uno degli ambiti di attività dell'Agenzia stessa. Quest'anno, per la seconda edizione dell'evento, l'Agenzia ha scelto di occuparsi del (grande) tema del gioco responsabile. Tenendo conto che, “quale Ente istituzionalmente deputato alle attività di regolamentazione, vigilanza e controllo del complesso settore del gioco pubblico”, è stato, progressivamente, affidato un ruolo centrale ai fini della promozione del gioco responsabile stesso, “posto che solo un approccio, sicuro e consapevole, a questa forma di intrattenimento può legittimarne un riconoscimento ordinamentale”, scrive il regolatore in una nota.
Specificando che, proprio allo scopo di perseguire tale obiettivo, l’Agenzia, “in sinergia con altre Istituzioni e grazie all’imprescindibile collaborazione degli Operatori del settore, si sta avvalendo delle più innovative scoperte tecnologiche e di autorevoli studi comportamentali, prediligendone un approccio integrato”. Tutte esperienze, queste, che verranno divulgate proprio in occasione della seconda edizione della sezione dedicata ai giochi de “Gli Stati Generali dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”, per riflettere sulle più adeguate modalità di informazione e formazione. Proponendo una discussione estesa, plurale, allargata, riaprendo il dibattito anche sull'annosa contrapposizione tra coloro che sostengono il divieto (o, comunque, una forte limitazione del gioco regolamentato) e coloro che, invece, prediligono l’autoregolamentazione del giocatore, sostenendo che misure troppo restrittive possono spingere i potenziali utenti verso un mercato illegale, privo di controlli e tutele. Tutto ciò al fine di rinvenire, anche grazie al ricorso alle nuove tecnologie, un adeguato bilanciamento tra le due opposte visioni. Per questa ragione il confronto proposto da AdM coinvolge rappresentanti delle istituzioni, delle fondazioni, dei concessionari, nonché della ricerca, per cercare di “sviluppare riflessioni e proposte concrete per un settore sempre più responsabile e sostenibile”.
Un approccio non solo condivisibile, quello proposto dall'Agenzia, ma anche concreto e in linea con le esigenze politiche e istituzionali del momento: sì, perché al di là di chi intende contrastare “l'idea” del gioco in sé (proponendo, cioè, soluzioni palesemente ideologiche e proibizioniste) non accetta neppure alcun tipo di confronto né tanto meno nessuna proposta che sia diversa dalla cancellazione del settore, esiste comunque una richiesta di riflessione e trattazione della materia più estesa e approfondita, ma senza scendere necessariamente sul fronte del divieto totale. Come avviene per esempio tra le aule del Parlamento, dove alcuni rappresentanti dell'opposizione invocano non a caso gli Stati generali dei Giochi e non solo quelli dell'Agenzia: invitando cioè il Governo a un approfondimento prima di concludere il percorso di riordino del settore. Come hanno fatto nelle scorse ore i parlamentari del Partito Democrativo, Stefano Vaccari e segretario di presidenza della Camera dei deputati, e Virginio Merola, capogruppo in commissione Finanze alla Camera, invitando l'esecutivo a “convocare gli Stati generali dei Giochi, con tutti i portatori di interesse, per una riflessione congiunta che consenta di riscrivere le norme mettendo al centro le persone e tenendo conto delle criticità ormai evidenti".
Una richiesta legittima e anche questa condivisibile, proprio come l'azione di AdM, che di fatto va nella stessa direzione di quella proposta dal Pd: anche se il partito chiede probabilmente una discussione più ampia e generale e senz'altro più impegnativa, dal punto dei vista dei tempi. E solo e soltanto questo sembra essere il limite o la criticità della proposta, tenendo conto dei ritmi serrati con cui bisognerà procedere per portare a termine il riordino entro i termini previsti dalla legge delega - già estesi dalla recente proroga – per poter mettere al bando le prossime concessioni. Ma il fatto che sia difficile e impegnativo non significa che sia impossibile e proprio a questo servono le istituzioni e soprattutto il Parlamento, quale luogo di discussione delle istanze provenienti dalla cittadinanza e non solo dalla politica. Ben vengano quindi gli Stati generali del gioco proposti dal Pd, ma a una condizione: anzi, due. La prima è che siano plurali e concreti, coinvolgendo anche e soprattutto i rappresentanti dell'industria, senza i quali non può avere senso parlare di sicurezza, di prodotti e soprattutto di (vera) sostenibilità: la seconda è che si adotti tutto il pragmatismo del caso, lavorando per un percorso rapido e risolutivo. In questo senso sì che la proposta sarebbe non solo legittima e condivisibile, ma anche innegabile.
Intanto, però, gli Stati generali promossi da AdM rappresentano comunque un importante passo in avanti (ma anche in alto) della discussione, nella convinzione del regolatore che “solo trasparenti e complete compagne divulgative ed educative sul funzionamento dei singoli sistemi di intrattenimento, dei rischi correlati al gioco eccessivo e delle relative forme di inibizione e tutela possano garantirne una fruizione realmente consapevole”. Parole sante, aggiungiamo noi. Che ora devono solo diventare fatti.