Altro che tempi brevi per il riordino e di accordo vicino tra Ministero dell'Economia ed enti locali. Per la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, serve più tempo per poter approfondire la materia del gioco pubblico e per tale ragione la scadenza della legge delega sarebbe da posticipare – addirittura – ad agosto del 2026. Questo è quanto è stato messo nero su bianco dall'organismo di rappresentanza dei territori, in occasione dell'ultima riunione in cui si è discusso il disegno di legge che propone "modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al governo per la riforma fiscale". Proprio quello, cioè, che ha spostato i termini per l'attuazione della delega stessa al prossimo 31 dicembre, invece della precedenza scadenza di fine giugno. Alla faccia della ragionevolezza, pure, che era stata scomodata, con grande atto di fiducia e trasparenza, da parte del direttore generale dell'Agenzia Dogane e Monopoli, Roberto Alesse. Da quanto appare scorgendo le carte istituzionali, sembrerebbe proprio che la ragione alberghi da un'altra parte e che la soluzione all'annosa Questione territoriale sia ancora tutt'altro che vicina. Tuttavia, esaminando più a fondo i documenti e incrociando le informazioni in essi contenute con quelle provenienti dai vari Palazzi coinvolti nel processo di riordino, il quadro che emerge è ben diverso e, forse, decisamente migliore di quanto possa apparire a prima vista. E non in contrasto con gli auspici e gli slanci ottimisti del numero uno di AdM. In primis, infatti, occorre notare che le Regioni non si sono pronunciate sulla proposta di riordino elaborata dal Mef e ci cui parliamo da mesi, ovvero quella contenuta nell'attesissimo decreto legislativo di cui si attende la prossima emanazione: bensì, come ricordato poc'anzi, sono state chiamate per ora ad esprimersi sul disegno di legge che proroga i termini della legge delega. Quindi si tratta di una materia più ampia e generale, all'interno della quale le Regioni stesse hanno ribadito il proprio punto di vista sul riordino del gioco (e a ragione), ma solo per ricordare che la situazione è da risolvere e che non intendono mollare l'osso, se ci viene perdonata l'espressione. Ma ciò non preclude gli altri passaggi, sui quali si sta già lavorando in questi giorni: fermo restando, tuttavia, ciò che ci viene ricordato dalla Conferenza in questa sede: e ciò che la loro pretesa è quella di “considerare una compartecipazione regionale sia al canone di concessione dei punti delle reti fisiche del gioco che sul provento del gioco al netto delle vincite erogate e degli aggi.” Una proposta che, ricordano le Regioni, “è stata anche discussa sui tavoli tecnici per la definizione dei contenuti dello schema di decreto legislativo in materia di giochi pubblici ammessi attraverso la rete fisica”.
Pertanto, andando ad intepretare gli atti, ciò significa che se il governo manterrà la parola data ascoltando la richiesta avanzata dai territori sul gettito, la partita del riordino di potrà davvero concludere. E magari anche in tempi brevi. Non a caso, infatti, la Conferenza unificata ha espresso parere favorevole al disegno di legge esaminato nelle scorse ore, ma con la “raccomandazione di valutare la modifica dell'articolo 1, comma 1, lettera a), numero 1). prevedendo che l'esercizio del potere di delega si esaurisca non al 31 dicembre 2025 ma almeno ad agosto 2026 per permettere, nel frattempo, con la legge di bilancio 2026, ai sensi dell'articolo 22, comma 3 della legge 111/2023 'Riforma fiscale', di far fronte a eventuali necessità finanziarie da inserire nel delegato di riordino della rete fisica dei giochi, per istituire a favore delle Regioni una compartecipazione percentuale al gettito da gioco mediante apparecchi riferibile a ciascun territorio regionale”. E tale documento andrà quindi sottoposto ora all'esame della Commissione Finanze della Camera, insieme ai parerei proveninenti da quelle di Affari costituzionali, Giustizia, Bilancio, Attività produttive e della Commissione parlamentare per le questioni regionali, alle quali il testo arriva in sede consultiva.
Fermo restando, dunque, che si tratta di una raccomandazione e, quindi, non di un impegno vincolante per Governo e Parlamento, rimane comunque il fatto che il nuovo termine suggerito riguarderebbe la piena attuazione dei provvedimenti previsti dalla legge delega, quindi ciò non toglie che l'accordo definitivo potrebbe essere raggiunto molto prima. E i successivi lavori potrebbero quindi comunque essere avviati. Anche a partire da domani mattina. In questo senso, dunque, potremmo dire che la partita del riordino rimane in mano al governo, che è l'unico che può (e deve) sbloccarla. Anche se poi dovrà comunque intervenire di nuovo il parlamento, anche sullo specifico tema del riordino, e non solo la Conferenza unificata. Ma chi ha in mano il pallino, di nuovo, è il governo. E da lui si attende la prossima mossa. Basta solo volerla fare.