mille contraddizioni ha aperto una riflessione sul tema che farà piacere anche a tanti poker player, che, non è un mistero e non criminalizziamo assolutamente, anzi, per molti è un modo per rilassarsi. Parliamo di prodotti legali ovviamente che il Nevada ha legalizzato nel 2017.
Visto che parlavamo di contraddizioni, i giocatori d'azzardo non possono usarla nei casinò fisici. Una specie di vorrei ma non posso, prima legalizzo poi metto dei paletti. A cosa serve se non a servire le esigenze di ideologie e perbenismi vari? Non si capisce.
Cosa potrebbe cambiare, però? Il CEO di Fifth Street Gaming, Seth Schorr, ritiene che consentire l'uso di marijuana nei casinò potrebbe contrastare il calo del turismo a Las Vegas.
L’aumento del turismo si traduce in genere in un aumento delle entrate dei casinò. Altri stati hanno legalizzato i casinò online per incrementare le entrate. Tuttavia, l’unica opzione di iGaming in Nevada è il poker.
Seth Schorr ha dichiarato al Cannabis Policy Institute e all’International Gaming Institute dell’Università del Nevada che la Sin City dovrebbe prendere in considerazione l’idea di soddisfare le esigenze degli ospiti in cerca di lounge dedicate alla marijuana.
"Penso che ci sia un mercato," ha detto Schorr, "ma non lo sai finché non lo provi - una grande parte della mia carriera è stata dedicata all’identificazione di opportunità di nicchia e alla creazione di esperienze per una parte della popolazione che desidera o si aspetta cose diverse dalla popolazione generale.
Devo presumere che una vasta popolazione apprezzerebbe un casinò-resort con tutti i comfort e le sale di intrattenimento. Certo, altri ne starebbero alla larga. Non tutte le strutture ci investirebbero, ma penso che sia abbastanza grande da funzionare. Non possiamo permetterci di perdere nessuna opportunità. Non possiamo dormire sugli allori."
Tuttavia, servirebbero modifiche legali per aprire queste Weed room. Fifth Street Gaming è una società di gioco d’azzardo con sede a Las Vegas che possiede diverse proprietà in città, tra cui il Downtown Grand e il Gold Spike.
Il Nevada ha ufficialmente legalizzato l’uso ricreativo di marijuana nel 2016, a seguito dell’approvazione di un’iniziativa referendaria. Esiste un distanziometro, visto che la legge richiede una distanza di 450 metri tra un dispensario di cannabis e un casinò.
Inoltre, la Contea di Clark vieta le consegne ai casinò, secondo il Cdc Gaming. Schorr vede l’erba solo come un’altra opzione per i giocatori d’azzardo che vogliono divertirsi mentre si siedono ai tavoli o nei bar di Las Vegas.
Parole che scatenerebbero un putiferio in Italia: "Le persone vanno in vacanza e vogliono concedersi qualche vizio. Permettiamo loro di bere e giocare d'azzardo, e quando vanno in vacanza alcuni vogliono fumare marijuana. Las Vegas si impegna a creare un’esperienza migliore di quella che si può avere a casa. Mentre altre giurisdizioni trovano il modo di introdurlo nella loro esperienza, questo rappresenta un handicap".
L'operatore di cannabis David Goldwater concorda con questa valutazione: "Il Nevada è uno dei pochi stati in cui si può bere, andare a prostitute (in effetti è vietato ma si chiude un occhio, forse due, Ndr) e giocare d'azzardo 24 ore su 24, sette giorni su sette. Eppure abbiamo questa tendenza conservatrice e indipendente occidentale verso la popolazione, per cui dobbiamo separare questi vizi".
Per ora c’è solo qualche iniziativa, comunque, ma le contraddizioni restano e, come si vede, ci sono grandi ostacoli che non saranno facili da rimuovere. Ma queste distanze sono davvero inutili e non frenano di certo i consumi dei cannabis spingendo i player e i turisti verso quella illegale: vietato per vietato inutile acquistare quella legale.